Mi ha sempre affascinato il fenomeno che chiamiamo complottismo, quei gruppi di persone che postulano macchinazioni universali, negano i fatti più evidenti e rimangono arroccate nelle loro posizioni a qualsiasi costo. Come si arriva a immaginare grandi complotti nell’11 settembre, o che la terra sia piatta, o che l’uomo, sulla luna, non ci sia mai stato? Ebbene, leggendo di queste storie nel corso degli anni ho cercato di formularmi qualche ipotesi, ma l’avvento del covid ha un po’ stravolto le carte in tavola: per la prima volta in modo netto e violento mi sono trovata a vivere un problema a livello mondiale con conseguenze dirette anche su di me e sulle persone a me vicine, e per la prima volta non solo potevo leggere dei complottismi nati attorno a questo problema, ma li potevo esperire, vivere, potevo parlare con persone di quelle opinioni.
Questo ha fatto sì che volessi cercare risposte alla domanda di questo articolo che fossero più di una mia opinione, che fossero meglio fondate; sono dunque mesi che leggo voracemente gli articoli del CICAP e ora mi sento di riportare qualche informazione che ho trovato particolarmente utile nel comprendere chi sono queste persone.
Analizzando le varie teorie di chi vede nel Covid grandi piani per sterminare l’umanità da parte di Soros, Bill Gates e gli altri soliti, di chi addita lo stato di volerci privare della nostra libertà o di chi accusa le case farmaceutiche di considerarci cavie, viene all’occhio un fattore comune: il ferreo bisogno di avere davanti a sé un nemico concreto, definito, ben visibile e conosciuto verso cui poter più facilmente lottare. C’è la tendenza a rifiutare che le disgrazie e le calamità abbiano origini casuali e non controllabili né davvero conosciute, almeno in principio, da noi umani; se si scova il nemico allora vuol dire che senza di lui le cose andrebbero di nuovo bene, e quindi basta combatterlo. E combattere un nemico concreto, facilmente individuabile, è sicuramente molto più immediato e semplice di dover lottare con l’enorme incertezza generata dalla casualità, o di accettare di non avere il pieno controllo su ciò che nella vita ci può capitare. E come negare che tutto questo meccanismo di difesa sia una comune nostra tendenza umana?
Al rifiuto della casualità possiamo aggiungere il rifiuto e l’incapacità di gestire eventi complessi, e di accettare che tali avvenimenti così sfaccettati abbiano risposte altrettanto complicate, non unitarie, composte da molti fattori. Il diniego e la difficoltà di avere a che fare con la complessità del mondo è un’altra caratteristica del tutto umana, si pensi alle religioni: vivere con il peso di enormi e difficili domande esistenziali ci ha da sempre creato problemi, al punto da aver bisogno di costruire sistemi all’interno dei quali queste domande avevano risposte semplici, dirette e unitarie: la divinità. Ed ecco che le spiegazioni molteplici di come questo virus funzioni, si diffonda, si debba combattere vengono rifiutate in favore di qualcosa da noi molto più gestibile: esiste il male, ci sono i cattivi, dobbiamo combatterli se vogliamo stare di nuovo bene. Tutto ciò è legato a doppio filo con ciò che l’incertezza e la complessità ci causano, ovvero l’ansia. È innegabile che in questi ultimi due anni il livello generale dell’ansia si sia alzato e abbia generato in noi la voglia di proteggerci, di avere risposte per poterlo placare. L’ansia e il panico generalmente conducono chi ne soffre verso il voler possedere il prima possibile risposte gestibili, facili e immediate.
Ci sono altri fattori che dipingono le persone complottiste e che caratterizzano ciò che chiamiamo natura umana: la voglia di primeggiare, di essere il migliore, il primo della classe, la persona più intelligente che ha capito cose che gli altri non si immaginano neanche. In questo modo le macchinazioni mondiali che si nascondono dietro agli avvenimenti che tutti viviamo diventano qualcosa di comprensibile a pochi eletti, solo a coloro che hanno un’intelligenza acuta e capace di scovare gli indizi più nascosti. E come fa una persona a cambiare la propria idea se è l’unica che vede dietro al Velo di Maya, se è la sola a possedere la Verità? Questo meccanismo arrocca le posizioni, le cementifica nel nome della verità nascosta e assoluta.
L’ultima caratteristica che mi pare davvero significativa è la tendenza in queste persone a equiparare il valore delle evidenze e dei fatti scientifici alle esperienze personali. I dati scientifici spariscono in favore dell’esperienza della vita vissuta, del singolo caso, dell’esempio particolare. Si crede che il generale, la teoria, la raccolta di fonti e di dati perdano di importanza rispetto a ciò che noi andiamo a vivere nella nostra vita. Quindi, se un mio famigliare ha purtroppo avuto effetti collaterali seri al vaccino, non ha alcun valore il fatto che rientri in una casistica limitatissima (26 persone su un milione), quel fatto mi fa inconfutabilmente ritenere che i vaccini siano in generale molto pericolosi. In questa dinamica, oltre a vedere nuovamente il rifiuto del ragionamento complesso, si nota molto come manchi del tutto un’educazione volta a far comprendere cosa sono le evidenze scientifiche, come vengono raccolte, che sistemi di sicurezza hanno per eliminare gli errori, perché valgono più della semplice esperienza personale. Ai complottisti manca la conoscenza di base di come funziona la scienza, e senza di questa è facile cadere in circoli viziosi di pensiero.
Sono quindi i complottisti persone pazze, malvagie, completamente fuori dal mondo? Sembra più che la maggioranza di esse siano persone spaventate, incapaci di gestire i grandi problemi della vita, senza strumenti per farlo e con una enorme voglia di rivalsa, perché a nessuno piace sentirsi ignorante, e combattono questa sensazione con i soli mezzi che hanno. In una parola, forse, come dice Dario Bressanini, si possono descrivere come persone culturalmente fragili. Ovviamente questa non è una giustificazione del loro comportamento che è assolutamente nocivo per la società intera; se vogliamo però eradicare o tentare di limitare questo fenomeno non possiamo ritenere le persone complottiste delle macchiette semplicemente stupide e cattive, incorreremmo nel loro medesimo errore di non cogliere la complessità estrema del fenomeno. Se vogliamo davvero fare qualcosa di concreto contro il complottismo, il primo passo è capirlo e studiarlo.