Pare evidente che molti di noi a lezione, durante le ore di storia, non fossero attenti, perché abbiamo imparato poco o nulla. Non abbiamo capito, ad esempio, che un’organizzazione internazionale forte, con poteri veri e senza diritti di veto, è il modo migliore per assicurare la pace e la giustizia nel mondo. Ma noi a scuola, quando si parlava della storia della Società delle Nazioni di Ginevra, probabilmente pensavamo all’imminente ricreazione. Quando si discuteva della necessità di avviare politiche per il disarmo universale, che (attenzione) non può e non deve essere unilaterale – soprattutto se questo vuol dire lasciar armati solo dei pazzi criminali e dittatori – evidentemente eravamo impegnati a giocare a “tris” con il vicino di banco. Eppure, un piccolo gruppo di folli che almeno dagli anni ’50 a gran voce, snobbati ed ignorati da gran parte della politica e del giornalismo italiano, chiedevano la realizzazione di questi semplici punti per evitare di ricadere in periodi così bui, c’erano: i radicali.
Oggi ci troviamo con una terribile Guerra proprio alle nostre porte, ai confini di quell’Unione Europea che per oltre mezzo secolo ha garantito il periodo di pace più lungo della storia. E noi? Noi siamo qui, seduti sul divano, a guardare. Oh già! Quando l’Ucraina è stata invasa dall’esercito russo, in barba a trattati internazionali e accordi, siamo rimasti a guardare. Ci siamo puliti la coscienza con pochi euro donati tramite internet ed affiggendo la bandiera della pace ai nostri balconi. Quando a Buča abbiamo scoperto alcuni dei crimini più efferati della storia recente, ci siamo limitati a qualche frase ad effetto sui social. Quando i giornali hanno parlato della “riapertura di forni crematori mobili”, per bruciare i cadaveri di donne, uomini, bambini e anziani, ci siamo limitati a qualche lacrima di coccodrillo, al caldo delle nostre case riscaldate dal gas russo. Per carità, siamo impotenti… è vero. Ma un conto è essere impotenti, un altro è essere dannosi!
A Cuneo ieri si è tenuta una partecipata manifestazione dal titolo “L’Italia ripudia la Guerra”, citando uno degli articoli più importanti della nostra Costituzione (che pochi hanno letto e meno ancora compreso). Una delle tante marce che in queste settimane vediamo nelle nostre città, dove l’ipocrisia si incontra con la voglia di lavarsi le coscienze con qualche canzone e cartello, per poi tornare alla vita quotidiana.
Cari pacifisti, o come diceva Marco Pannella, cari pacifinti! La pace è un auspicio di chiunque, e ci mancherebbe! Ma gridare per le piazze e nelle strade “viva la pace”, senza neanche uno straccio di bandiera blu e gialla, e di conseguenza non riconoscendo che in questa Guerra c’è un aggressore ed un aggredito, è davvero un qualcosa che fa inorridire. L’equidistanza tra chi violenta e chi è violentato, evidentemente giustificata dal fatto che l’aggressore è una nazione figlia di Stalin e dov’è nata l’opposizione al “capitalismo e all’imperialismo americano”, è l’approccio più dannoso che possiamo avere. Già manifestare per chiedere “la pace”, il “rispetto dell’ambiente” o, che ne so, “la fine di ogni lite tra suocera e genero”, mi sembra davvero ridicolo. Ma questo è probabilmente un mio difetto, perché da sempre preferisco scendere in piazza per chiedere delle cose concrete, come (rispettivamente) l’embargo totale e l’invio di armi agli ucraini – per la pace e, soprattutto, per permettere alla Resistenza in Ucraina di difendersi e difendere dalla spietatezza russa – e l’introduzione di un sistema di tassazione per le grandi aziende inquinanti (che era un po’ lo spirito dell’ICE StopGlobalWarming.eu). Sulle liti genero/suocera, davvero non saprei!
Grandi assenti di questa manifestazione, nonostante condividono praticamente ogni posizione sul tema di certa sinistra, i leghisti. Su di loro non starei a dilungarmi più di tanto: la difesa è sempre legittima solo quando un ladruncolo disarmato ti entra in casa, ma quando una potenza nucleare attacca un Paese sovrano è bene alzare le mani, non inviare aiuti, e prima o poi finirà! Speriamo presto, così da poter tornare a fare certi selfie con Putin e ad incassare un po’ di miliardi per la propaganda elettorale!
Tra i presenti, le ACLI e diversi movimenti cattolici che vedono in Oltretevere il proprio punto di riferimento. Il Papa fa il Papa, per carità. Anche se c’è modo e modo di farlo, e non parlare mai di “Putin” e di “aggressori” già la dice lunga. Certo, Bergoglio & co. dovrebbero spiegarci come gli ucraini devono fare per difendersi, anche perché non credo che lanciando rami d’ulivo sia pensabile frenare la disumanità di chi non si ferma neanche dinnanzi a donne e bambini inermi. Poi vabbè, io ho quest’ulteriore difetto di considerare tutte le posizioni pacifiste di un’organizzazione che nella storia ha fatto più guerre che messe, totalmente ridicole… Ma questo, ripeto, è un mio ulteriore difetto. Scorrendo le foto poi ecco che intravedo pure un partito presente alla manifestazione: Rifondazione Comunista. Ahhhh! I veri nonviolenti! Quelli che in Parlamento lanciavano posaceneri ai colleghi legisti per intendere... Ma poi ecco la mia organizzazione preferita, dinnanzi alla quale mi debbo inchinare: l’ANPI! La sacra Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani, quell’organizzazione che ormai rappresenta tutti meno che i partigiani che diedero la gioventù (e la vita) per la nostra libertà. Quelli del “ciò che è successo a Buča va verificato da una commissione di Paesi neutrali”, per intenderci! Evidentemente lo sputtanamento dopo la tirata per le orecchie di Smuraglia (ex Presidente ANPI e, lui sì, partigiano) il quale giustamente faceva notare che i partigiani italiani – proprio come gli ucraini – hanno resistito con i fucili ai nazifascisti che trucidavano e seminavano terrore (anche grazie alle armi inglesi e americane), e di Liliana Segre, non bastava! Bisognava scendere in piazza, rigorosamente senza bandiere ucraine, per salire al primo posto sul podio delle posizioni vergognose. Ma evidentemente “l’invasor” è solo tale se saluta col braccio teso!
Nonostante la manifestazione sia durata molto, non è stata spesa una, nemmeno una parola sul fatto che il rapporto tra dollari dati all’Ucraina in armi e alla Russia in gas (con il quale si pagano la guerra) è di 1 a 35, ovviamente in favore della seconda. Non mezza, ripeto, nemmeno mezza parola, per chiedere l’embargo totale. Perché sì, sarà durissima! Ma continuare a comprare il gas di Putin vuol dire dargli fiato e permettergli di continuare questa Guerra, magari anche al di là dei confini ucraini. Qualche frase ad effetto, i soliti spot di certa sinistra… Del tipo: “2% in spese militari, quando nella scuola non si investe nulla”… Ma da chi ha come riferimento il Prof. Orsini, il censurato che tutte le sere siede contemporaneamente in ogni canale TV – quello del “i bambini vivono bene anche in una dittatura”, per intenderci – oltre alle accuse alla NATO, all’imperialismo e al capitalismo euroamericano cosa vuoi aspettarti?
Poi per carità! Ognuno ha il diritto di scendere in piazza anche per manifestazioni incoerenti e dannose! Ma io ho il diritto di dire la mia… Magari senza ricevere troppi insulti e attacchi!
Foto tratta da Targatocn.it