![162159873-47d53893-0389-488e-8f1c-080feafb08fe-1623915559.jpg 162159873-47d53893-0389-488e-8f1c-080feafb08fe-1623915559.jpg](https://globaluserfiles.com/media/14463_ce5edc6274fc52592f71a5bd36f49a73b31869ba.jpeg/v1/w_0,h_0/162159873-47d53893-0389-488e-8f1c-080feafb08fe-1623915559.jpg)
Ora ci guardiamo anche il video della cabina che precipita?
Siamo caduti così in basso?
Siamo arrivati a questo livello di voyeurismo mediatico?
So bene che per certi versi non è una novità. Occorre fare un salto indietro nel tempo, 10 giugno 1981 a Vermicino, un bambino, Alfredino Rampi, precipita in un pozzo artesiano, la prima grande macabra diretta televisiva. Assomigliava a quelle situazioni, "da paese", in cui tutti si precipitano sul luogo del dramma in un mix di partecipazione che sconfina nella pura curiosità morbosa.
Oggi, nella società dello spettacolo, le TV ottengono un video, sicuramente utile per le indagini, e lo proiettano moltiplicato all'infinito su ogni mezzo di comunicazione di massa, per nutrire le nostre curiosità, per assetare la nostra morbosità, alimentarla, educarla a gusti perversi intrisi di moralismi beceri.
Spegniamo le TV, scegliamo con il contagocce i titoli e gli articoli cui dare rilievo.
Purifichiamoci da tutta la melma asfissiante che ci invade.