Non mi è mai piaciuto fare politica parlando di fatti di cronaca. In queste ore, però, abbiamo letto ovunque del danneggiamento di una vetrina nel quartiere Cuneo centro, ad opera di due ragazzi. Premettendo che chiunque compie questi fatti è un emerito idiota, indipendentemente dalla nazionalità, trovo squallidi quei politici cuneesi che hanno riempito le proprie pagine social di foto e di commenti, creando un problema di sicurezza che, nei fatti, non esiste. Questo non perché l’ho dico io, ma perché addirittura un dirigente della Polizia di Stato ha scritto che “Cuneo è una città sicura, e non serve creare allarmismo”.
Qui nessuno nega che esistono dei problemi sociali, in città come ovunque, che però vanno risolti con politiche di integrazione, di umanità e con il lavoro (e non a suon di ordinanze proibizioniste che, nei fatti, rimangono solo meri atti propagandistici). In queste ore ho letto decine di post di Boselli, papabile candidato Sindaco alle prossime amministrative, che ha furbamente capito i mal di pancia della popolazione e, al posto di comprenderli e lavorare seriamente per risolve i problemi, cavalca l’onda in nome del consenso. Senza mezzi termini e tralasciando il fatto che credevo Boselli fosse vicino alla sinistra, trovo letteralmente schifoso questo modo di fare politica, fatta di risposte semplicistiche di chi crede, con le multe e con il pugno di ferro, di risolvere un problema che, al massimo, riuscirebbe a spostare altrove. Ora leggo che Boselli chiede un incontro al Prefetto, dopo le parole del dirigente di Polizia, perché il quartiere è “stupito e amareggiato”. Bene, vada pure dal Prefetto, ma si ricordi che lo può fare solo in nome proprio, non rappresentando nessun cittadino.
Questo modo di far politica, in cui si incentrano le proprie uscite solo esclusivamente su temi come questi senza dare una visione più completa dei problemi e delle relative proposte che si intendono fare, è solo un modo per raccattare voti. Le azioni di chi spunta (come Boselli) solo a ridosso delle elezioni, sono solo tattiche per entrare nel palazzo. Noi radicali facciamo politica prima ma soprattutto dopo le elezioni, raramente dentro il palazzo ma, comunque, sempre con i piedi ben piantati fuori dalle sale del potere a dialogare tra la gente, sui marciapiedi e per le strade, con proposte umane, concrete e lontani dal populismo. E questa la differenza, che spero prima o poi venga compresa.