Care compagne e cari compagni,
anzitutto benvenuti all’Assemblea annuale di Radicali Cuneo. Mi sarebbe piaciuto presentarvi questa mia prima relazione che vi faccio in qualità di Segretario faccia a faccia, in una sala che avrebbe potuto permetterci di essere presenti di persona. Purtroppo, questo maledetto virus ci obbliga, come a giugno, a riunirci in modalità totalmente telematica. Sono sicuro però che, comunque, quest’assemblea ci consentirà di dibattere di questi intensi mesi di attività e, soprattutto, di ciò che ci aspetta per il prossimo anno. Per prima cosa mi preme salutare con entusiasmo le modifiche statutarie che abbiamo appena approvato. In particolar modo sono orgoglioso di aver contribuito all’intitolazione della nostra associazione a Gianfranco Donadei. Era un gesto più che dovuto nei confronti di un uomo che purtroppo non ho mai avuto l’onore di conoscere, ma che ha combattuto per tutta la sua vita per i diritti degli altri. Gianfranco, insieme a Mauro Mellini, Silvio Pergameno, Loris Fortuna, Gianfranco Spadaccia, Adele Faccio, Marco Pannella, Angelo Bandinelli, Massimo Teodori, Angelo Pezzana, Gianfranco De Cataldo, solo per citarne alcuni, è stato uno dei fondatori del Partito Radicale. Da neuropsichiatra ha dedicato la vita ad aiutare chi soffriva, che curava anche gratuitamente. Memorabili le sue iniziative per l’ambiente, così lungimiranti, così moderne e davvero importanti. Insieme ad altri attivisti locali, Donadei ha contribuito alla prima campagna elettorale di Emma Bonino per l’elezione al Parlamento, ed è indubbiamente grazie a lui che Emma è riuscita ad arrivare dove adesso è, senza grandi partiti alle spalle! Vi invito a leggere, appena sarà disponibile, la lunga raccolta di testimonianze di amici e conoscenti preparata da Gemma Macagno, che ha dedicato mesi a tirare le fila delle tantissime attività di Gianfranco. Al suo funerale personalità politiche l’hanno ricordato, compresa Emma Bonino in una lettera, come una figura limpida, trasparente e pura. Gianfranco voleva un funerale laico, senza il “privilegio” di essere ricordato in una grande sala del Comune, che indubbiamente gli avrebbero concesso essendo stato Consigliere comunale a Cuneo, Sindaco a Roccavione ed esponente politico locale per molti anni. Anche da morto però non ha voluto avvalersi di privilegi, e quindi è stato ricordato come una qualsiasi persona non credente che muore a Cuneo in ospedale, senza magari molte disponibilità economiche, ossia improvvisando! Il suo “funerale” è stato celebrato nella triste e pessima cornice del corridoio della camera mortuaria di Cuneo, tra il via vai di persone che turbate per la morte di conoscenti e parenti, vanno a far visita ai loro corpi senza vita. Ed è proprio dalla fine di Gianfranco che Radicali Cuneo ha iniziato a vivere, nel ricordo di una persona così ricca interiormente, che ha fatto della nonviolenza l’arma privilegiata per tentare di cambiare le cose. Tra le prime iniziative di quest’anno abbiamo infatti, insieme alle compagne Gemma Macagno e Liliana Meinero, avviato una petizione popolare per chiedere al Sindaco di Cuneo di istituire una sala del Commiato per i funerali laici. Una battaglia di civiltà, che ha già visto decine di proposte in Consiglio comunale e molti impegni mai mantenuti di Sindaci e Assessori. Ma volevamo dare un contributo “dal basso”, facendo ciò che da decenni con orgoglio sappiamo fare meglio: raccogliere firme. Questa piccola petizione indubbiamente contribuirà al dibattito su un tema così importante e di rispetto di tutti. Abbiamo passato l’intera estate e parte dell’autunno nelle strade di Cuneo a raccogliere firme per l’iniziativa, e indubbiamente Radicali Cuneo non si fermerà finché non porteremo a casa questo risultato.
Sono state davvero tante le iniziative che abbiamo portato avanti da giugno ad oggi, e nonostante per vittorie e conquiste ci voglia ancora un po’ di tempo, abbiamo smosso Cuneo e contribuito ad incrementare il dibattito su moltissimi temi. Andando in ordine cronologico ripercorrendo il calendario delle nostre iniziative, ci tengo a ricordare la campagna, tutt’ora in corso, “tutto quel che sai sull’immigrazione è falso”. Quest’iniziativa ci ha fatto scendere in piazza a Cuneo a inizio estate per una manifestazione contro l’osceno rifinanziamento alla Guardia costiera libica, che ha condannato di fatto alla tortura migliaia di persone indifese. Il tutto è stato fatto con l’appoggio di 401 deputati, tra cui il Partito che si autodefinisce democratico ma che, senza ombra di dubbio, si sporca le mani di sangue pur di dimostrare che non solo con Salvini gli sbarchi venivano tenuti a bada. Se poi un ragazzo che tenta di scappare dalla guerra per cercare semplicemente di vivere viene torturato in campi di detenzione, incatenato, frustato a sangue o se gli viene posta una pesante pietra sulla schiena a braccia legate, come abbiamo denunciato con video e foto, poco importa… L’importante è uno strapuntino sul TG della sera con giacca, cravatta, barba in ordine e faccia pulita. Con questa iniziativa abbiamo anche avuto modo di divulgare un piccolo dossier che abbiamo realizzato prendendo spunto dal tanto materiale prodotto in occasione della raccolta firme per la Proposta di Legge di iniziativa popolare “Ero Straniero – l’umanità che fa bene”. In questo mini-dossier, pubblico sul nostro sito e divulgato come volantino, abbiamo risposto con dati e argomentazioni ben precise alle tante e solite affermazioni che siamo ormai abituati a sentire, che una volta rimanevano all’interno di discorsi da bar, ma che ora riempiono i social e vengono ripetute come mantra da politici, come se fossero citazioni di Einstein. Dal “ci rubano il lavoro” all’“aiutiamoli a casa loro”, sono decine le affermazioni insensate a cui dobbiamo impegnarci a rispondere sempre e con fermezza.
Siamo andati avanti, forti delle prime iscrizioni e, quindi, entrate economiche, facendo ciò che da sempre facciamo: stupire! Per questo abbiamo comprato 500 preservativi e realizzato dei volantini per spiegare quali sono le principali malattie sessualmente trasmissibili ed i metodi contraccettivi. L’abbiamo fatto perché la scuola italiana se ne fotte altamente delle esigenze dei giovani e l’informazione sessuale, introdotta come materia obbligatoria a scuola in molte parti del mondo, in Italia è una chimera. Noi abbiamo voluto accostare ad un dato di fatto scritto sui nostri volantini, ossia che le malattie sessualmente trasmissibili uccidono, la soluzione più semplice: il preservativo, appiccicato proprio sotto a questa frase. Abbiamo realizzato delle distribuzioni durante i nostri presidi, tra lo stupore e le risate di molti ragazzi, ma che, come abbiamo visto, alla fine prendono sul serio l’iniziativa. Noi crediamo che il preservativo dovrebbe concretamente essere reso più facilmente accessibile per i ragazzi, che sicuramente a 14 anni non vanno a dire ad un genitore: “ho bisogno dei soldi per comprarmi i profilattici”. E mentre le nostre scuole realizzano solo campagne contro il fumo, droghe e l’alcol, che indubbiamente sono importanti ma dovrebbero essere impostate come educazione alla salute e non lezioni di poliziotti in cui vengono illustrati gli illeciti e i reati, le malattie sessualmente trasmissibili dilagano moltissimo tra i ragazzi. Personalmente, leggendo una dichiarazione del gruppo Popolo della Famiglia in zona contro l’aborto, ho voluto invitare i militanti del Partito di Adinolfi a distribuire con noi questo materiale. L’aborto è un “sacrosanto” diritto della donna, ma indubbiamente, soprattutto se in tenera età, è una scelta dolorosa e difficile. L’unico modo per evitare l’aborto è la contraccezione. Il preservativo rappresenta uno strumento fondamentale per i ragazzi e dovrebbe essere messo a disposizione nelle scuole superiori come merendine e fazzoletti, oltre che, aggiungerei, gli assorbenti per le ragazze. Questa è stata una mia memorabile battaglia quando facevo le Scuole Superiori. Purtroppo, alcuni mi hanno ritenuto solamente provocatorio, quando in realtà dietro queste proposte c’erano decine di argomentazioni messe, peraltro, nero su bianco. E nonostante già in altre scuole italiane sono stati installati distributori a prezzi calmierati di preservativi, ovviamente il mio Istituto bocciò la proposta. Ora però, leggendo un articolo, mi è venuto in mente di tentare di concretizzare anche qui una valida iniziativa e spero che i prossimi dirigenti di Radicali Cuneo possano portare avanti con forza questa proposta, che a mio avviso dovrebbe essere promossa anche da Radicali Italiani. L’idea sarebbe quella di rilasciare una tessera ai giovani per ottenere gratuitamente preservativi da appositi distributori in città dopo aver frequentato un breve corso di informazione sessuale. Sarebbe un’iniziativa da portare anche all’attenzione delle scuole. Questo non è solo un argomento a cui io sono particolarmente attaccato, ma un tema fondamentale che dobbiamo affrontare in una Provincia come la nostra in cui nessuno ha mai osato sfiorare questi temi e dove il bigottismo dilaga incontrollato. Il Covid-19 ha bloccato eventi in cui avevamo programmato maxidistribuzioni di volantini e profilattici nei luoghi in cui i ragazzi aspettano i pullman e fuori dalle scuole. Sarà opportuno riprogrammare queste iniziative non appena la situazione tornerà alla normalità.
E se l’iniziativa Preserviamo Cuneo (così abbiamo chiamato la campagna sui preservativi) è conosciuta, meno risalto ha avuto purtroppo la nostra campagna per la parità di genere, che andrà portata avanti nei prossimi mesi con ancora più forza. Noi radicali siamo stati i primi a inserire nelle nostre liste la maggioranza di candidate donne e la prima Segretaria di partito d’Italia donna, pensate un po’, è proprio stata la radicale Adelaide Aglietta, a cui è intitolata l’associazione dei compagni torinesi. Quest’anno Radicali Cuneo è stata guidata da una Direzione composta da quattro uomini e quattro donne, ma francamente io credo poco nelle quote rosa. Il punto è un altro, e lo dimostra il fatto che in questo Paese non abbiamo mai avuto un Presidente del Consiglio o della Repubblica donna e, più in piccolo qui a Cuneo, una Sindaca. E mentre in altri Paesi le donne in politica sono la normalità, in Italia siamo molto lontani da una svolta delle mentalità in senso davvero egualitario. Abbiamo realizzato più scritti in cui spiegavamo che le donne, a parità di lavoro, guadagnano ancora meno degli uomini, che la violenza domestica è un problema sociale di entità mostruosa, che nel mondo i matrimoni precoci sono immani violazioni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (badate bene, anche qui si usa la parola uomo, e non persona). Io credo che il lavoro più importante che come associazione possiamo fare dev’essere di sensibilizzazione, per tenere alta la discussione sul tema e per ribadire ovunque l’importanza del rispettare il sesso, gli orientamenti e le scelte di tutti gli esseri umani.
Mi piacerebbe in questo momento, considerando la sua grande attenzione a questo fondamentale tema, ringraziare con tutto il cuore Gemma Macagno, storica esponente locale che si è messa in gioco e che, con i suoi pensieri, le sue proposte e idee, è, soprattutto per noi giovani, un concreto esempio. Gemma in questi mesi ha contribuito a moltissime iniziative, ed è indubbiamente un pilastro del nostro gruppo.
Arriviamo ora ad un altro tema così particolarmente importante per noi: l’ambiente. Abbiamo e avete visto nelle settimane scorse il disastro che ha coinvolto la Valle Vermenagna di Limone Piemonte, fondamentale per il collegamento con la Francia tramite il Colle di Tenda e nota per le piste da sci che ospitano spesso, addirittura, il Principe di Monaco. L’acqua ha messo in ginocchio l’intera valle, distruggendo strade, boschi, case e strutture. E se la facile risposta di molti è “una volta i nostri anziani i fiumi li pulivano”, derubricando i disastri come semplice incuria del territorio che indubbiamente è complice ma non unica responsabile, noi vediamo in queste calamità una causa ben più precisa e valida: i cambiamenti climatici. Non possiamo parlare di laicità, di immigrazione, di legalizzazioni, di proposte e di qualsiasi tema politico se, prima, non pensiamo ad assicurarci un arco di tempo in cui iniziative di promozione su questi temi possono essere realizzate, ossia il futuro. Per tutti noi il cambiamento climatico è una questione davvero importante perché se non agiamo ora, concretamente, rischiamo di fare per davvero una brutta fine. Non è un discorso vuoto, non sono parole al vento… A me sono piaciute poco le proteste alla Greta, perché preferisco le proposte. Quanto sarebbe stato utile scioperare, sfilare per le nostre piazze e manifestare per, ad esempio, un’iniziativa che miri a tassare i grandi inquinatori come Stop Global Warming? Oggi è evidente che le nuove generazioni sono molto più attente al rispetto dell’ambiente di quelle che le hanno precedute, ma serve un cambio di passo radicale. Dobbiamo puntare sul green, sulle piste ciclabili, occorre disincentivare l’utilizzo dell’auto in città favorendo i mezzi pubblici ed ecologici. Dobbiamo incrementare parchi in città, puntare su un’agricoltura ecologica in campagna e rendere più sostenibili le fabbriche. Se è vero che ognuno di noi può fare la differenza mettendo una maglia in più in casa per evitare di alzare il riscaldamento e facendo la raccolta differenziata, non possiamo lasciare in mano alla coscienza dei singoli cittadini il nostro futuro. Serve un intervento sovranazionale. Ieri il tema era dire no al nucleare, oggi è dire sì ad un futuro. Ai miei coetanei verrà consegnato un Paese con i polmoni pieni di catrame, con un indebitamento folle, talmente folle che in un momento emergenziale come questo in cui ci sarebbe la necessità, facciamo fatica a fare ulteriori debiti, proprio perché abbiamo chiesto a cani e porci in passato denaro per mandare in pensione gente a 40anni e sostenere un sistema radicalmente compromesso. Il mio sincero augurio è che la nostra generazione possa fare meglio di chi ci ha preceduto e che una soluzione sia discussa non solo quando i TG riempiono le case di immagini di ragazzi per strada a gridare che non esiste un pianeta b.
Andando avanti, ricordo il nostro impegno sulla legalizzazione della cannabis tramite l’adesione alla disobbedienza civile “Io Coltivo”, anche se l’iniziativa che ha fatto più rumore nelle vie di Cuneo è stata sicuramente l’affissione di decine di manifesti con su scritto “-Gesù, +Maria… La cannabis è già libera, rendiamola legale”. Iniziativa provocatoria su due fronti: il primo, molto ovvio, per la legalizzazione delle droghe leggere ed il secondo per dire forte e chiaro: “vogliamo più laicità”. Però io, care compagne e cari compagni, non riesco con convinzione a non schierami qui anche per la legalizzazione di alcune altre droghe, considerate pesanti. Credo che trasformare le tossicodipendenze in farmacodipendenze, quindi controllate, sia il modo più furbo per controllare un fenomeno che nessuna legge proibizionista riuscirà mai a bloccare. Oltre ricordare, tra le altre cose, che il 96,80% degli incidenti stradali non ha nulla a che fare con nessun tipo di droga, come dice l’ISTAT, voglio segnalare un esperimento avvenuto negli Stati Uniti, dove un centro ha permesso a dipendenti da eroina di assumere la droga in un ambiente sterile e protetto. In 5 anni, 10.000 iniezioni e 0 morti. Dobbiamo valutare ciò che realmente ci conviene e continuare con questa battaglia che, sono certo, non tardi vinceremo. Accolgo quindi con felicità l’iniziativa del nostro Segretario Massimiliano Iervolino che propone la raccolta firme per un nuovo referendum sulla questione. Spero che il prossimo Congresso di Radicali Italiani sia concorde con lui, e che una nuova campagna referendaria possa essere avviata nei prossimi mesi.
Prima che mi passi di mente, ci tengo a fare qui una parentesi importante riallacciandomi al discorso della laicità. Quest’anno, il 20 settembre, è stato il 150enario della Breccia di Porta Pia. L’abbiamo celebrato anche noi, scendendo in strada per chiedere l’eutanasia legale e con presidi sulla laicità insieme all’Unione Atei e Agnostici Razionalisti. Qui mi viene in mente un film che da piccolo mi piacque molto: “L’ultimo Papa re”. Uno bravissimo Gigi Proietti interpreta il ruolo di un cardinale progressista nei giorni in cui le truppe garibaldine attaccavano il potere papale. Gigi Proietti è stato un grande sostenitore del Partito Radicale e un grande maestro. Abbiamo tutti accolto con sincera commozione la sua scomparsa, e ci tengo molto a ricordarlo anche nella mia relazione.
Tornando alle nostre attività e voltando pagina, vorrei parlare di una grande scossa che abbiamo dato a tutto l’associazionismo cuneese, ai partiti e alla cittadinanza. Ad agosto il Sindaco di Cuneo Federico Borgna, sostenuto da una maggioranza di centro-sinistra che include il PD, ha firmato un’ordinanza antibivacco. L’ormai ex Questore di Cuneo Emanule Ricifari, ahimè noto per il suo modo di lavorare in mezza Italia, ha fatto sgomberare le persone che bivaccavano nel “Movicentro”, un luogo in centro Cuneo vicino alla stazione, dove braccianti agricoli che raccolgono la frutta dalle nostre campagne per consegnarla alla nostra filiera agroalimentare trovavano rifugio. Con la scusa del COVID-19 le autorità cuneesi hanno tirato fuori il manganello contro delle persone che stavano, sottolineiamolo bene, per strada. Letteralmente, con sacchi a pelo e coperte (peraltro meschinamente portate via più volte durante il giorno dall’azienda locale di smaltimento dei rifiuti, mentre queste persone erano nei campi). Gli sgomberi non hanno sicuramente minimamente risolto il problema, anzi hanno finito con l’aggravarlo: molti senzatetto si sono trasferiti in casali abbandonati vicino alle ferrovie, in luoghi pericolanti, senza luce, acqua, raggiungibili percorrendo centinaia di metri accanto a binari vivi e stando ancora più ammassati, con evidenti rischi sanitari. Ovviamente il problema per le autorità venne considerato risolto: era sufficiente rimuovere dalla bella vista dei cuneesi queste persone. Abbiamo assistito alle parole di un Questore che, con un linguaggio davvero grave, ha definito esseri umani perdigiorni, banditi e classificando alcuni di loro come “pregiudicati”, come se una o più condanne cancellassero lo status di persona, e che non ha riservato minacce di denunce a tanti volontari che, armati di solidarietà, dedicano del tempo per gli ultimi. Abbiamo quindi convocato una manifestazione in piazza che ha visto l’adesione di decine di associazioni e molti singoli e, di fronte alle provocazioni del Questore, abbiamo chiesto e ottenuto un lungo colloqui proprio assieme a lui. Con la rete “Minerali clandestini” abbiamo poi organizzato un sit-in permanente sotto il Comune che è durato circa un mese, tutti i giorni. Ora siamo pronti a diffidare il Sindaco a non ripresentare più un’ordinanza del genere in futuro. E mentre il PD cuneese ha sostenuto con fermezza Sindaco e Questore, lo stesso Partito scendeva in piazza a Pisa contro l’identica ordinanza emessa dal Sindaco legista Conti. Commentate pure voi!
Andando avanti nelle attività di quest’anno ci tengo a ricordare la battaglia contro la caccia, che credo sia da approfondire e concretizzare in ulteriori iniziative, la mobilitazione straordinaria per il no al Referendum costituzionale e le tante posizioni che abbiamo preso su diversi fronti. Con orgoglio oggi posso dirvi che Radicali Cuneo è la quarta associazione radicale in tutta Italia per numero di iscritti. Un dato che ci riempie il cuore. Siamo partiti praticamente da zero, con poche esperienze e dedicando molto tempo a studiare e approfondire temi. Radicali Cuneo è stata portata avanti da tre persone molto giovani: io e Lorenzo abbiamo 20 anni, Gabriele 25! Eppure, siamo riusciti, con il nostro entusiasmo e il nostro olio di gomito, a caricare sulla nostra barca iscritti e simpatizzanti. Perché? Semplice. Perché morto Pannella non è morta l’idea radicale. Marco è stato un grande leader ma anche, senza ombra di dubbio, una grande testa di cazzo. Ha cambiato il Paese, ma con la sua personalità ha creato divisioni e strappi. Quando è morto, e l’ho ricorderò sempre, avevo 15 anni. Ho appreso della sua fine da mia madre, mi sono seduto e sono rimasto a lungo senza parole, scosso e toccato nel profondo. Da allora mi sono iscritto per la prima volta ai radicali. Non per Marco, sia chiaro! Non per onorare ciò che ha fatto, anche se è l’uomo che più ammiro al mondo, ma per continuare a fare, a portare avanti, con tenacia, le battaglie del movimento più longevo d’Italia. Compagni, ho vent’anni, sono giovane, sono nei radicali ormai da più di quattro anni. Sono consapevole che stando qui mai avrò grandi risultati politici. Sono consapevole che non verrò, molto probabilmente, mai eletto in grandi cariche. Sono consapevole che non ho un soldo da guadagnare, ma solo tirare la cinghia per cercare di investire a fine mese del denaro per le nostre attività. Sono consapevole che stando qui probabilmente non arriverò mai a grandi risultati personali, che non sederò su poltrone rosse e antiche a Roma, che non avrò assistenti e segretari. So che saranno più i mal di pancia e le umiliazioni che le vittorie, che il mondo radicale è difficilissimo perché poi, come se non bastasse, in famiglia amiamo litigare praticamente su tutto, da chi è degno di portare avanti una presunta eredità di Marco e chi no. Compagni, non c’è nessuna eredità da prendere in mano. Si parla di eredità dopo la morte. Ma le idee e le battaglie di Marco e del Partito Radicale non sono morte e non moriranno mai. E compagni, nonostante i pochi soldi, le risorse assenti, la polverizzazione del nostro mondo, io sì, sono radicale e rimango ancorato a casa radicale. Perché è la mia casa. Una casa con enormi vetrate trasparenti, limpide e pulitissime, molto disordinata ma allo stesso tempo con mobili modernissimi, che forse troveremo in commercio quando io avrò 80anni. Una casa con dei balconi in cui non si trovano i gerani o dell’edera, ma piantine di cannabis, in cui si odora qua e là il profumo di sigaro. Dove ogni tanto senti gridare, bestemmiare, ma dove tutti siamo padroni e nessuno inquilino. Una casa in cui se mi va di dire al Segretario o al Presidente del Partito, a quei pochi eletti che abbiamo o al primo compagno che trovo che sono dei coglioni lo posso fare tranquillamente, senza conseguenze. Dove non c’è un rapporto sterile tra chi ci abita, ma un rapporto di parentela di idee che regala abbracci, sorrisi, amicizie vere e mai ipocrite. Dove se incrocio il nonno Spadaccia o la Zia Emma posso dire loro ciao, e non buongiorno. Una casa in cui ti fai le ossa, in cui impari un sacco di cose senza sapere che mentre lo fai stai già automaticamente insegnando qualcosa anche agli altri. Una casa in profonda crisi, ma che da decenni resiste a movimenti che vanno e vengono. E permettetemi, un partito che di politico in fondo a poco, perché più che per politica noi siamo qui per gli ultimi. Per loro combattiamo fino allo stremo. Combattiamo per i diritti di chi è in carcere, sapendo che mai ci finiremo. Combattiamo per la dignità delle persone, sapendo che magari mai vivremo condizioni non degne per un essere umano. Combattiamo per uno Stato di Diritto perché crediamo che di passi in avanti il nostro Paese ne deve ancora fare, anche se non facciamo parte di categorie umiliate e denigrate dallo Stato. Usiamo i nostri corpi, torturandoli e sfinendoli con digiuni e disobbedienze civili per permettere a chiunque di decidere della propria vita dall’inizio alla fine! Usiamo tutte le nostre energie per gli altri, raramente per noi stessi. E non c’è Più Europa che tenga, non c’è partito o movimento passeggero che potrà mai sostituirci. Perché noi siamo autentici, vivi, un po’ anarchici e, allo stesso tempo, amiamo le istituzioni. In fondo noi non siamo fatti per fare i politici, ma per proporre alternative. Essere radicali, si dice spesso, non significa seguire una corrente politica, ma avere una filosofia di vita nonviolenta, umana, razionalista. Tanti di noi perdono battaglie sapendo che i compagni che verranno dopo, le nuove generazioni, prima o poi le vinceranno. Lo sapevano bene gli illuministi, in tempi in cui le lotte contro la tortura e la pena di morte erano temi assolutamente unici. Lo sapevano bene i fondatori del Partito Radicale. Lo sapevano bene i militanti del CISA, quelli per la lotta al divorzio o per l’abolizione del servizio militare. Lo sappiamo bene noi, su temi come l’eutanasia, la cannabis e purtroppo, non di rado, su pena di morte e tortura. Con questo voglio dire che dobbiamo resistere, resistere con coraggio a umiliazioni delle tante perdite politiche che siamo costretti a subire. Semplicemente perché noi abbiamo già vinto. Le nostre idee, presto o tardi, saranno realità. Perché sono il futuro, fanno parte dell’evoluzione umana. Senza giri di parole o deliri di onnipotenza, noi siamo semplicemente un povero movimento visionario, che precede e che combatte per anticipare obiettivi focali, tentando di evitare alle persone sofferenze, discriminazioni e disagi.
Probabilmente una relazione di segreteria doveva avere un taglio un po’ differente. Lo so, perdonatemi: è la mia prima volta! Non ho voglia però di citare frasi di colossi che già conoscete ripercorrendo troppo le battaglie portate avanti quest’anno: voglio cercare di essere anticonformista anche al conformismo nostro di fare le relazioni, perché ho più che altro voglia di illustrarvi bene i motivi per cui amo così tanto la vita radicale e il perché ho bisogno, come molti altri, che la vita del nostro piccolo partito vada avanti.
Ci tengo qui a ringraziare i compagni di Torino, che spesso sopportano le mie mille chiamate e che sono maestri molto importanti. Tra tutti, voglio ringraziare di cuore i compagni Daniele De Giorgis, Giulio Manfredi e Beatrice Pizzini. I loro consigli, le loro osservazioni e pacche sulla spalla, sono davvero fonte di ispirazione per me e per la nostra associazione. Ringrazio poi Lorenzo Bruno per il suo importante servizio e Gabriele Melino, la cui presidenza delle assemblee e sempre così giusta e attenta.
Il prossimo anno ci aspettano lunghi mesi di battaglie davvero importanti. Dobbiamo anzitutto lottare contro il Covid-19. Anche qui la nostra posizione, la posizione radicale, non deve titubare. Dobbiamo spiegare che i lockdown sono decisioni totalmente inutili e prive di ogni fondamento scientifico. I nostri governanti devono prendere spunto da quei Paesi che hanno vinto la pandemia, dove la mascherina non è nemmeno più obbligatoria. Parlo di Taiwan, dove in 200 giorni ci sono stati zero contagi. Qui non si è mai chiuso, l’economia non è in ginocchio e gli imprenditori non hanno la corda pronta all’uso sotto al letto. La strategia delle 4T che ben abbiamo imparato a conoscere (testing, tracing, treating, timely) funziona meglio di ogni chiusura, ed è ora che anche l’Italia adotti questo metodo. Dovevamo imporre il 50% di capienza del trasporto pubblico, potenziandolo. Dovevamo prepararci seriamente alla seconda ondata, sistemando il nostro Sistema Sanitario ormai a pezzi. Invece abbiamo perso tempo, autocondannandoci all’alternanza di mesi di apertura totale, come se nulla fosse, a lunghi periodi di chiusura. Dovevamo tracciare seriamente, imporre la quarantena a chiunque arrivasse da Paesi esteri. Dovevamo! Ma non abbiamo fatto. E ora siamo qui, nella nostra solitudine a ripercorrere la stessa strada di marzo, quando le mascherine non erano disponibili e il mondo non era pronto ad affrontare una pandemia. Eppure, nulla, la lezione non l’abbiamo imparata e quindi richiudiamo. Le nostre terapie intensive sono piene, centinaia di persone muoiono e migliaia soffrono sole, senza nemmeno il conforto di un parente od un affetto accanto. Compagni, dobbiamo convivere col virus e sconfiggerlo, non inventarci banchi a rotelle, bonus per le vacanze consigliando però, allo stesso tempo, di stare a casa, ristori insufficienti e politiche inutili. Che senso ha fare un lockdown in cui si può andare a messa o a tagliarsi i capelli, ma non a comprarsi una maglia o a trovare il proprio compagno o la propria compagna? Eppure tutti gli esercizi commerciali hanno investito migliaia di euro per adeguarsi a dei protocolli che funzionano per davvero. L’80% dei contagi avviene in famiglia, proprio dove tutti noi ci troviamo in questo momento. La posizione di Radicali Italiani, su questo tema, dev’essere molto precisa e molto ferma. Urgente dev’essere un’iniziativa di tutela dei nostri diritti democratici anche in tempi di isolamento. Ormai facciamo tutto online, mi chiedo perché non si possa anche firmare una proposta di legge di iniziativa popolare o un referendum tramite il proprio smartphone.
Avviandomi a concludere invito voi tutti a discutere di proposte in merito alle prossime elezioni amministrative a Cuneo. Credo che Radicali Cuneo abbia una forte potenzialità e che in una città ipercattolica come la nostra, confusa e a volte vecchia, anche un solo consigliere radicale possa fare la differenza. Siamo i mastini della legalità e della democrazia: Cuneo ha bisogno di noi. Sarebbe bello perlomeno poter candidare alcuni di noi anche in altre liste, viste le insufficienti forze per proporci autonomamente ma, come candidati radicali. Il prossimo anno a mio avviso gli organi dirigenti di Radicali Cuneo dovranno sondare il terreno, per eventualmente unirsi ad un fronte progressista, laico e ambientalista di cui abbiamo qui bisogno come l’aria! Serve però un programma ben scritto nei minimi dettagli, che metta al centro i giovani ed il futuro.
Concludo aprendo qui un bagaglio personale, che mi ha segnato la vita. Ripeto, ho vent’anni, eppure mi sono già trovato ad affrontare uno dei periodi che indubbiamente ricorderò come uno dei più bui della mia vita. Per fortuna ora sto meglio, e piano piano ne sto uscendo. Lo devo grazie a chi mi è stato vicino e mi ha riacceso dentro una fiamma che si stava spegnendo. Non mi piace usare questo spazio per ringraziamenti personali, non lo trovo corretto verso chi c’era e c’è. Però mi piacerebbe mandare a tutti voi, anche se da lontano, un abbraccio forte e sincero. Un abbraccio di amicizia, di amore. Perché, cari compagni, noi non siamo solo politica. Non siamo anche altro. Soprattutto altro.
Ci tengo a ringraziare chi ha permesso l’organizzazione di molti eventi stando silenziosamente dietro le quinte, ma essendo allo stesso tempo pilastro di manifestazioni e banchetti. Grazie quindi ad Alessia, membro della Direzione uscente e mia fidanzata che, con entusiasmo e originalità, a messo impegno e passione in diverse attività.
Compagni, mi raccomando: appena possibile iscrivetevi per il 2021 alla nostra associazione: è fondamentale per noi andare avanti, e lo possiamo fare esclusivamente con l’aiuto di tutti, nessuno escluso. In fondo per voi è un sforzo economico, ma per noi significa tanto. Investite su di noi, bastano pochi soldi, e fate iscrivere amici e conoscenti. Insieme possiamo per davvero cambiare le cose.
Grazie compagni e buona assemblea!
Filippo Blengino - Segretario