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Cui Prodest?

26-09-2022 16:15

Claudio Marengo

Blog di Claudio Marengo,

Cui Prodest?

Se n’è andato. Così. Nel giorno del bailamme elettorale, come per dire: “Oh no, ci risiamo…ancora voi, partiti, percentuali, poltrone, elezioni e…regi

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Se n’è andato. Così. Nel giorno del bailamme elettorale, come per dire: “Oh no, ci risiamo…ancora voi, partiti, percentuali, poltrone, elezioni e…regime! No, stavolta è troppo, io vado altrove, io vado oltre!”. L’oltre dov’è sempre stato, l’oltre che era casa sua e di Marco Pannella con cui condivideva tanto e litigava forse troppo. Gianfranco Spadaccia era nato a Roma il 28 febbraio del 1935, come Michel de Montaigne, le cui parole (:”Non possiamo essere impegnati al di là delle nostre forze e dei nostri mezzi. Per questo motivo, che cioè gli effetti e le attuazioni non sono affatto in nostro potere, e che nulla è realmente in nostro potere se non la volontà, in essa necessariamente si fondano e si stabiliscono tutte le regole del dovere dell'uomo”) fanno presagire a ben altro di una semplice coincidenza genetliaca.

 

La sua storia, personale e politica, è lunga, attraversa decenni della nostra, di storia, postfascista e repubblicana. Già al ginnasio, il piccolo Spadaccia, come ricorda lui stesso nell’ultimo suo libro (“Storia del Partito Radicale”, un magistrale manuale della vita del PR, attraverso le sue varie fasi e di cui è stato fondatore insieme a nomi illustri e l’ultimo a lasciarci), si precipitava in edicola a comprare “Il Mondo” per divorare gli articoli a firma Mario Ferrara, Mario Paggi, Ugo La Malfa, Giuseppe Saragat, Ernesto Rossi, Antonio Cederna, Ennio Flaiano, Massimo Mila… E appena ventenne si ritrova nel nucleo fondatore del PR, insieme ai fuoriusciti liberalsocialisti del PLI e altri zingari dell’Unione Goliardica, cani sciolti progressisti, azionisti, giellini e compagnia bella: con lui Pannella, Franco Roccella, ma anche Stefano Rodotà, Tullio De Mauro, Lino Jannuzzi. Spadaccia non nasce, come molti di quel gruppo, liberale, ma viene dalla gioventù del PSDI. Poco cambia: per Gianfranco le sigle non hanno mai contato granchè. Per lui bastavano le lezioni di Einaudi, Croce, Gobetti, dei Rosselli… erano queste le sue sigle, da ragazzo e soprattutto da uomo e “homo politicus”.

 

Potrei stare qui ore ed ore a decantare la figura di Gianfranco Spadaccia, delle sue lotte, delle sue disobbedienze civili che l’hanno anche portato in carcere, dei suoi successi (che poi sono i successi del PR e quindi degli italiani tutti), ma cui prodest? Cui prodest sapere da dove viene storicamente e politicamente un personaggio simile? Cui prodest conoscere chi, insieme ad altri, si lasciava incarcerare per procurato aborto al fine di sollevare un polverone nell’Italietta bigotta di cinquant’anni fa? Cui prodest sapere che lui e Adelaide Aglietta (con lunghi digiuni nonviolenti) in prima fila hanno combattuto per una riforma carceraria che garantisse più organico e personale? Cui prodest sapere chi ha riportato la Chiesa ad interessarsi allo “sterminio per fame” nel mondo, lui…laico e radicale? Ditemelo ora, a poche ore dallo spoglio elettorale! Non so quando leggerete queste parole, se prima o dopo il risultato tanto atteso… Meloni, Salvini, Letta o Topolino… Sta di fatto che un pezzo enorme della storia radicale, ma direi della nostra storia repubblicana in queste ore se n’è andato e a chi scrive non resta che dirgli lo stesso “ciao” rivoltogli in un congresso a Chianciano anni fa e leggere e rileggere i suoi articoli o ascoltare ad libitum i suoi interventi su RR.

 

“A futura memoria se la memoria ha un futuro”

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