C’è sempre da imparare nella vita, ed ecco che ascoltando per radio un intervista al primo sindaco transgender italiano mi colpisce una sua riflessione ….
“Non è corretto parlare di cambio di identità in riferimento ai transessuali perché noi con la trasformazione del nostro corpo cerchiamo di allineare la nostra fisicità alla identità sessuale che sentiamo nostra, intesa come identità psicologica. “
Rifletto e mi accorgo di quanto abbia ragione, ma è necessario condividere un concetto basilare: mentre la nostra identità psicologica si costruisce con il tempo e ad essa partecipa la famiglia + la società, la nostra identità sessuale di partenza è ovviamente preconfezionata dalla genetica che ci consegna un corpo con genitali definiti.
Quindi esiste un tempo in cui la primavera dei sensi pone di fronte la nostra identità psicologica a quella sessuale/biologica di default ed è qui che non tutti hanno la fortuna di sentirsi allineati, o perlomeno coerenti.
E quindi quale la strada, quale la scelta… per dirla semplice: adattare la propria identità al corpo o adattare il corpo alla propria identità ?
In altri termini, se la nostra identità non è leggibile o non corrisponde a ciò che appare, allora è giusta la seconda, perché scegliendo la prima commetteremo un “suicidio identitario” .
Questo succede a pensarci bene anche per ragioni meno importanti del sesso, naturalmente cambiare pettinatura o peso oppure età o nome, non è come ingerire ormoni, eliminare il seno o farselo di silicone, o farsi amputare/costruire gli organi genitali, ma il percorso parte dalla stessa necessità, la differenza la fa la sofferenza, e chi non sente rappresentata la propria sessualità dal proprio corpo ne patisce molta.
Nessun problema, grazie alla tecnica ed al progresso scientifico è possibile rimediare, ma resta un ostacolo, il pregiudizio.
Ed ecco la ragione del mio articolo, ammetto e faccio autocritica, alla parola trans l’immagine nella mia mente disegna un viale, un paio di tacchi o nel caso migliore una pittoresca parrucca sulla testa di una dragqueen che balla su un carro, eppure non sono un mostro, sono solo un cinquantenne cresciuto in provincia vittima del pregiudizio.
Ma si può sempre migliorare nella vita!
Grazie Gianmarco